sabato 18 gennaio 2014

IL SISTEMA ZONALE 5° parte LA LATITUDINE DI POSA

Come gia' detto il sistema zonale e' nato come tecnica da applicare alla fotografia bianco/nero classica all' argento, quella con rullino o meglio ancora pellicola piana di medio o grande formato, e successivamente sviluppata e stampata in camera oscura, selezionando i reagenti piu' adatti al nostro scopo e modificando il processo standard di sviluppo e stampa fino ad ottenere con l'esperienza e molti tentativi il risultato visualizzato e sperato.
Tutto questo e' valido ancora, anche se e' sempre piu' difficile reperire i materiali, e i loro costi sono ormai solo per amatori veri, pero' chi ha la possibilita' e la passione, otterra' indubbiamente risultati fuori dalla media di una stampa digitale, anche se fatta con la stampante piu' moderna con 12 cartucce colore.
Quello che mi preme ricordare pero' e' che il sistema zonale e' anche la base per capire il controllo della luce in fase di esposizione, e quindi e' indispensabile, secondo me, non dico applicarlo sempre ma almeno conoscerlo, anche lavorando con i moderni sistemi digitali.
Dobbiamo solo stare attenti ad alcune distinzioni. 
Fotografando in bianco/nero o a colori ma sempre su pellicola negativa, e' preferibile dare maggiore importanza alle zone in ombra, stando attenti a non chiuderle troppo, cioe' fare in modo di avere sempre un po' di dettaglio, mentre le alte luci anche se appaiono un po' bruciate, cioe' sovraesposte, sono in parte correggibili in fase di stampa aumentando l'esposizione in quelle zone ( vedremo come nei successivi post dedicati alla stampa tradizionale).
Fotografando invece con pellicola diapositiva o in digitale il discorso e' opposto, bisogna stare attenti a mantenere il dettaglio nelle alte luci perche' una volta perso non si recupera' piu,' nemmeno con i programmi di fotoritocco piu' evoluti.
Dobbiamo quindi ogni volta che stiamo per scattare una foto riconoscere il soggetto principale e ad esso assegnare il valore zonale giusto, correggendo le indicazioni automatiche forniteci dalla nostra attrezzatura, aumentando l'esposizione in presenza di soggetti più  chiari del valore medio, o sottoesponendo in presenza di soggetti più scuri.
Dobbiamo altresì renderci conto che queste manovre possono portare ad avere zone troppo illuminate con perdita di dettaglio nelle zone chiare o troppo buie nelle zone scure.
questo perche' l'occhio umano e' una macchina quasi perfetta in grado di adattarsi al variare delle condizioni luminose distinguendo i dettagli sia nelle alte luci sia nelle ombre, mentre la pellicola o il sensore digitale non e' assolutamente in grado di farlo, avendo un limitato raggio di azione che corrisponde all'incirca dalla zona II alla zona VIII.
Questo semplificando il concetto e' quella che si chiama latitudine di posa, cioè' la capacita' di registrare dettagli ai lati estremi della scala. 
Torneremo su questo concetto nei prossimi blog.
In ogni caso come avrete capito, se siete fotoamatori che scattano prevalentemente foto col cellulare o con una compattina digitale, il sistema zonale e' una tecnica da conoscere solo per cultura personale ma inapplicabile, se invece girate con una reflex al collo o comunque con una fotocamera che permetta un utilizzo "ragionato" e non completamente  automatizzata, indipendente e "anarchica" nei nostri confronti,                                              
con la possibilita' di intervenire su alcune funzioni e con la possibilita' di lettura esposimetrica di tipo spot come gia' detto nei post precedenti, potete applicare la tecnica ogni volta che ritenete necessario.
Altrimenti dovete procurarvi un esposimetro esterno in grado di fornire questo tipo di lettura su una porzione di scena molto limitata con un angolo di campo inquadrato intorno a 1-3 gradi.
Vi consiglio inoltre di allenarvi il piu' possibile a individuare di fronte a una scena, sia dal vivo sia su stampa,
le varie zone assegnando loro, secondo il vostro occhio che andra' sempre piu' affinandosi, i vari valori zonali cercando di individuare e memorizzare la zona che corrisponde al valore V che e' alla base di tutto il discorso fino a qui fatto.
Riassumendo brevemente, se avete intenzione di fare un ritratto, misurate la luce sul volto con lettura spot e aumentate l'esposizione di circa 2 stop, se volete fotografare la neve anche di 3 stop, se avete davanti un gatto nero, oltre agli scongiuri se siete superstiziosi, sottoesponete di 2-3 stop per non trovarvi di fronte ad un gatto grigio topo.
Consiglio infine a chi vuole approfondire il discorso e dedicarsi in particolar modo alla stampa in bianco/nero  classica la lettura dei due volumi di Ansel Adams edizioni Zanichelli.
Infine per chi ha richieste più specifiche da fare, potete contattarmi al mio indirizzo e avrò cura di postare il servizio nel più breve tempo possibile.
Buone foto.

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