mercoledì 5 febbraio 2014

CORSO DI FOTOGRAFIA GRATIS- LA GIUSTA ESPOSIZIONE-IL DIAFRAMMA e LA PROFONDITA' DI CAMPO


Invito chi non ha letto il post precedente a farlo prima di leggere questo, per seguire cosi il filo logico del discorso iniziato parlando del primo dei parametri che regolano la giusta esposizione, cioe' la sensibilita' della pellicola o del sensore digitale.

PASSO N° 2 IL DIAFRAMMA

Il diaframma di un obiettivo fotografico e' costituito da un insieme di lamelle sottilissime di metallo che si allargano o si stringono a cerchio, aumentando o diminuendo così l'apertura che permette alla luce di passare attraverso le lenti e di raggiungere la pellicola o il sensore.


Di solito piu' alto e' il numero di lamelle piu' alta e' la qualita' dell'obiettivo, in quanto si va ad influire sul risultato dell'immagine, specialmente nei ritratti, dove e' importante giocare con lo sfocato e con lo sfondo.
In letteratura fotografica si paragona quasi sempre il diaframma di un obiettivo all'iride dell'occhio umano, questo e' vero se si parla del tipo di  movimento che fa dilatare o restringere la pupilla, e  come esempio calza perfettamente, pero' a differenza dell'occhio umano, che e' capace di adattarsi in frazioni di secondo alla luminosità della scena in modo totalmente automatico, il diaframma a lamelle deve essere in qualche modo gestito e controllato, ovviamente dal fotografo.
La massima apertura di diaframma possibile corrisponde al valore che e' dichiarato su ogni obiettivo nella sua parte anteriore insieme alla sua lunghezza focale, ad esempio un obiettivo 50mm f.2 vuol dire che con la sua focale, in questo caso fissa e non zoom di 50mm, puo' avere come apertura  massima f.2.
Anche se non e' proprio l'argomento di questo post, spieghero' in due parole il concetto di luminosita' massima di un obiettivo: e' il rapporto fra la sua lunghezza focale e il diametro della lente anteriore.
Quindi nel caso dell'esempio sopra vuol dire che il nostro obiettivo di 50 mm di lunghezza focale ha una lente anteriore di 25mm.

f. = lunghezza focale/ diviso/ diametro lente

f.= 50mm/ diviso/ 25mm = 2

Ritorneremo su questo argomento importante, intanto pero' possiamo notare che sul nostro obiettivo e' riportato anche un altro valore di solito trascurato, cioe' il valore minimo di apertura, ovvero il diaframma più chiuso che possiamo impostare per avere il cerchio piu' piccolo attraverso il quale far passare la luce.
E' anche questo un valore molto importante, in alcuni casi ad esempio nelle foto di paesaggio, piu' importante della stessa apertura massima.
In ogni caso qualunque sia il tipo di obiettivo da noi scelto ( ovviamente non quello di uno smartphone scusate se mi ripeto ma mi viene il prurito) , abbiamo a disposizione una scala di valori numerici segnalati sulla apposita ghiera,  che spazia dalla massima apertura alla minima.
Ad ogni scatto della ghiera verso destra o verso sinistra,  equivale ancora una volta  uno stop di differenza di esposizione, cioè ognuno e' il doppio o la meta' del precedente, a parte i casi particolari delle grandi aperture di obiettivi ultraluminosi, secondo la seguente scala:

f.1,4  f.2  f.2,8  f.4  f.5,6  f.8  f.11  f.16  f.22

Questi sono i valori piu' comuni utilizzati, poi esistono obiettivi costosissimi con apertura anche maggiore e altri con aperture ancora minori di queste.
La scelta di un valore di  diaframma influisce in modo drastico sul risultato finale, prima di tutto perché tutti gli obiettivi lavorano al meglio, per quanto riguarda la nitidezza e le distorsioni, con i diaframmi impostati ai valori centrali tipo f.5,6 o f.8.
Questo perché alle massime aperture ogni lente pur progettata al meglio al computer, e pur usando i migliori vetri, nelle zone vicino ai bordi hanno un decadimento di qualita', piu' evidente negli obiettivi di classe economica, che porta a una diminuizione di dettaglio ai margini dell'immagine inquadrata.
 Viceversa usando diaframmi troppo chiusi, a causa del piccolo foro formatosi, avviene il fenomeno chiamato diffrazione della luce, in parole semplici e neanche del tutto corrette, si puo' dire che la luce si scompone in varie lunghezze d'onda, creando come risultato finale, anche in questo caso, una certa perdita di nitidezza.
Un altro importante parametro che varia al variare dell'apertura di diaframma e' la profondita' di campo, che corrisponde alla zona a fuoco apparente, davanti e dietro al soggetto.
Per zona nitida apparente si intende quella che percepisce l'occhio umano, che e'  diversa dalla realtà ma per ora non approfondiamo troppo.
Per semplificare, parlando di profondità' di campo, la zona nitida davanti  al soggetto e' circa 1/3 del totale e quella dietro i rimanenti  2/3.
Ad esempio se il nostro soggetto e' posto a 10 metri di distanza e la profondita' di campo in quella situazione e' di 3 metri, avremo a fuoco la zona posta per 1 metro davanti al soggetto e per 2 metri la zona dietro.
Se invece la profondita' di campo totale e' di 9 metri avremo a fuoco 3 metri davanti al soggetto e 6 metri dietro.
La profondita' di campo nell'esempio sopra puo' e deve essere variata, o almeno controllata, a seconda dell'apertura di diaframma  scelta ( ovviamente non variando il tipo focale che stiamo utilizzando).
Memorizzate bene il seguente concetto:

PIU' IL DIAFRAMMA E' APERTO  MINORE E' LA PROFONDITA' DI CAMPO OTTENIBILE
Quindi se noi abbiamo bisogno di far risaltare un soggetto staccandolo dallo sfondo, come ad esempio nel caso di un ritratto, dobbiamo impostare valori di diaframma aperti, viceversa se abbiamo necessita' di avere nitida la maggior parte dell'immagine, come nel caso di un  paesaggio, dal primo piano allo sfondo, dobbiamo impostare diaframmi piuttosto chiusi.
Come ultimo importante parametro per quanto  riguarda la profondità  di campo, dobbiamo considerare la lunghezza focale dell'obiettivo che stiamo usando.
 Un grandangolare ha enormemente per sua natura più profondità di campo rispetto ad un teleobiettivo, questo non e' un pregio e nemmeno un difetto, e' soltanto una scelta in più che abbiamo a disposizione per ottenere il risultato visualizzato.
Nel prossimo post parleremo di tempo di otturazione e successivamente vedremo come gestire il tutto
per ottenere la giusta esposizione.



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