martedì 25 febbraio 2014

CORSO DI FOTOGRAFIA GRATIS- LE FOTOCAMERE REFLEX

Per chi si dedica alla fotografia da neofita e non ha le idee chiare su cosa fare, e soprattutto non puo' prevedere se la sua nuova passione avra' lunga vita o durera' solo per qualche giorno, sconsiglio di investire cifre importanti nell'attrezzatura.
Eviterei pero' allo stesso modo di iniziare il nuovo hobby usando solo il cellulare o la classica compattina tascabile, non che sia vietato l'utilizzo di tale attrezzatura, anche a me capita di farlo ma scordatevi di imparare qualcosa, tranne forse un minimo di abitudine all'inquadratura e alla composizione, per imparare veramente la tecnica giusta servono altri tipi di fotocamera.
Per chi vuole viaggiare leggero e avere buona parte dell' attrezzatura concentrata in un solo apparecchio, la soluzione migliore e' acquistare una fotocamera bridge, con zoom incorporato dalla grande escursione focale, che svaria dal grandangolo ( moderato) fino al teleobiettivo spinto ( spesso esagerato), adatta anche a riprese ravvicinate quasi macro, dotata di flash incorporato, stabilizzatore di immagine e tante altre funzioni piu' o meno utili. Normalmente pero' manca la funzione piu' importante per chi vuole imparare davvero la tecnica fotografica, manca cioe' il controllo totale e manuale della ripresa, e quindi la possibilita' di intervenire per aggiustare e modificare i parametri che la fotocamera fornisce con i suoi automatismi.
Chi inizia o ha iniziato da un po' di tempo usando questo tipo di fotocamera, fra l'altro nemmeno economicissima, sentira' presto il bisogno di andare oltre, non necessariamente spendendo cifre esagerate, e di avere un' attrezzatura piu' versatile e completa, di qualita' superiore anche se piu' voluminosa e scomoda da portarsi dietro.
Sentira' il bisogno di passare ad un sistema Reflex.
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi nell'utilizzo di suddetto sistema?
Partiamo prima dagli svantaggi che sono pochi ma per qualcuno possono essere determinanti per la scelta.
Un sistema Reflex, come dice la parola "sistema", consiste in un insieme di attrezzature, che puo' anche comprendere una o più fotocamere diverse fra loro per caratteristiche tecniche, o semplicemente per poterle usare in sostituzione in caso di guasto di quella principale, di un set di obiettivi intercambiabili e di altri accessori.
Chi usa la pellicola sa benissimo che avere a disposizione due corpi macchina permette di caricarle con pellicole di sensibilità diverse, oppure una a colori e una in bianco/nero, oppure tenere montati obiettivi di diversa focale per essere  sempre pronti per lo scatto giusto, come spesso usato dai fotoreporter  nei decenni passati.
Con il digitale tutto questo non serve, con lo stesso corpo macchina possiamo variare in un secondo la sensibilità del sensore, e con al massimo due zoom siamo in grado di coprire quasi tutte le focali disponibili.
A mio avviso pero' gli obiettivi zoom, insuperabili per praticità, non lo sono ancora per qualità , non tanto per problemi di schema ottico  più complesso rispetto ad un obiettivo a focale fissa come poteva essere decenni fa, ora infatti la differenza e' praticamente ininfluente, ma piuttosto perché un obiettivo a focale fissa rispetto ad uno zoom ha generalmente una apertura massima del diaframma più ampia con tutti i vantaggi del caso.
 Ma avendo  appunto lunghezza focale fissa, obbliga il fotografo che vuole avere una certa libertà di scelta, a portare nel proprio zaino almeno 2-3 obiettivi di diversa lunghezza focale.
Comunque non si deve pensare ad un sistema Reflex come ad un fardello da portarsi dietro, specialmente se si hanno le idee chiare su cosa andremo a fotografare, il peso da portare con se e' assolutamente sopportabile e l'ingombro e' quello di una borsa da signora.
A fronte di questi impicci e scomodita' avremo pero' aperte le porte verso la possibilita' di realizzare la fotografia che abbiamo in testa, e di riprodurre nel miglior modo possibile, secondo la nostra interpretazione, la scena che abbiamo davanti.
La fotocamera reflex prima di tutto ci permette di vedere nel mirino esattamente quello che stiamo inquadrando, i modelli più professionali consentono una visione al 100% della scena , ma anche le più economiche che ritagliano un po' l'inquadratura portandola intorno al 95% vanno benissimo, in quanto anche se ci accorgiamo poi di avere inquadrato ai lati dell'immagine qualcosa di indesiderato, lo possiamo sempre ritagliare successivamente, cosa che non era ovviamente possibile usando pellicole diapositive, dove al contrario bisognava stare un po' più "larghi" con l'inquadratura, per preventivare la scomparsa di soggetti ai bordi dovuta alla copertura del telaietto.
Questo tipo di visione realistica e' dovuta al fatto che la luce che passa attraverso l'obiettivo e' momentaneamente deviata dallo specchio, da qui il nome reflex, verso un pentaprisma che raddrizza l'immagine, indirizzandola verso l' oculare per poi lasciarla passare, sollevandosi al momento dello scatto, verso il sensore digitale o la pellicola.
La seconda caratteristica fondamentale delle fotocamere reflex e' la possibilita' di cambiare l'obiettivo passando cosi dal grandangolo, al normale o al tele e perché no anche allo zoom a seconda del bisogno, oltretutto con una grandissima possibilita' di scelta specialmente nel caso di utilizzo di corpi macchina delle maggiori case produttrici tipo Canon o Nikon.
Oggi per la verita' questa possibilita' non e' più un esclusiva del sistema reflex ma esistono anche altri tipi di fotocamere chiamate mirrorless, che non hanno quindi il caratteristico specchio all'interno, che consentono l'intercambiabilita' degli obiettivi con il vantaggio di una maggiore compattezza, di una maggiore silenziosita' e senza le vibrazioni dovute al sollevamento dello specchio stesso che possono causare micromosso e perdita di nitidezza.
E' un settore per me ancora nuovo, che mi sembra interessante anche se i costi sono piuttosto alti, e che mi riservo di commentare meglio nei prossimi post.
Le fotocamere reflex digitali hanno di norma il sensore di dimensioni maggiore rispetto ad altri tipi di fotocamera, fino ad arrivare nei modelli al top della gamma al cosiddetto pieno formato o full frame corrispondente al formato standard 35mm della pellicola che misura 24x36 mm.
Senza dilungarmi ora troppo sui vantaggi di un sensore grande, posso intanto dire con parole semplici che tutti i tipi di sensore sono costituiti da un supporto sul quale sono inseriti dei fotodiodi o pixel , che hanno la capacita' di catturare la luce che li colpisce e trasformarla in segnale elettrico che il processore della fotocamera convertira' in immagine.
Il pixel e' l'unita' di misura indivisibile responsabile del dettaglio dell'immagine, ed e' intuitivo pensare che piu' pixel ci sono in un sensore, maggiore dettaglio riusciremo ad ottenere, oggi siamo arrivati oltre i 25 milioni di pixel, e si potrebbe credere che la tecnologia riesca in breve tempo a moltiplicare ulteriormente tali valori.
Non e' proprio così , perché anche ammesso di riuscire a costruire dei pixel ancora più piccoli, e di stiparne a decine o centinaia di milioni sul sensore, non avremo molto probabilmente un aumento della qualita' e del dettaglio, anzi avremo un peggioramento dovuto alle dimensioni troppo piccole dei diodi che catturano quindi poca luce, in più si faranno ombra fra di loro e sara' necessario aumentare l'amplificazione del segnale elettrico in modo esagerato, e tale da creare disturbo elettronico eccessivo, il cosiddetto rumore di fondo.
E' infatti dimostrato che e' meglio avere meno pixel in un sensore più grande, piuttosto che più pixel in un sensore piccolo, e' preferibile quindi, badget permettendo, utilizzare fotocamere con il sensore full frame che nelle situazioni critiche di scarsa illuminazione dove si nota maggiormente il disturbo elettronico nelle zone scure dell'immagine, consente di contenere tale disturbo a tutto vantaggio della qualita' finale.
Cio' che rende insostituibile il sistema reflex rispetto ad altri modelli e' secondo me la possibilità' di gestione manuale di tutte le funzioni.
E' senz'altro possibile utilizzare i programmi di esposizione predefiniti impostati dal computer della fotocamera per avere immagini accettabili nelle varie situazioni, paesaggio, ritratto, macro ecc. così come e' possibile utilizzare l'automatismo a priorità' di diaframma o di tempo di scatto, l'importante e' pero' avere anche la possibilità  di intervenire con le opportune correzioni, quando per noi sono necessarie, senza fidarsi troppo dell'esposimetro della nostra fotocamera.
Invito a tale riguardo a leggere i miei post precedenti relativi al sistema zonale e all'esposizione.

venerdì 14 febbraio 2014

CORSO DI FOTOGRAFIA GRATIS - LA COMPOSIZIONE- LA REGOLA DEI TERZI

Perché una fotografia attira la nostra attenzione mentre altre no?

Dipende solo dal soggetto e dalla scena, o c'e' invece qualche ragione  più misteriosa che al momento non riusciamo a comprendere, e che ci indirizza in un senso o nell'altro?
Una ragione c'e', l'interesse che suscita un' immagine in chi la osserva dipende molto da come viene presentata, se ad esempio la presentazione e' importante in cucina nel servire in tavola un piatto, dove dovrebbe essere al primo posto il senso del gusto, poi dell'odore e infine della vista, figuriamoci se parliamo di immagini dove l'unico senso che conta e' quello della visione.
Per presentazione non mi riferisco alla cornice o altri abbellimenti di contorno, sto parlando proprio di quello che c'e' dentro la cornice, cioe' la scena inquadrata e da noi rappresentata.
Cosi come in musica, tanto per continuare con gli esempi, ci sono delle regole armoniche da rispettare, dettate da leggi fisiche che regolano i rapporti fra le varie lunghezze d'onda e frequenze del suono, caratteristiche di ogni singola nota o tonalita', e  andare contro di esse ci fa avvertire che c'e' qualcosa di stonato pur non sapendo niente di musica, allo stesso modo di fronte ad un' immagine potremmo avere la percezione che qualcosa non va.
E' successo semplicemente che in quell'immagine non sono state rispettate le regole dell'armonia visiva, cioe' della composizione.
Queste regole da rispettare non sono poi tantissime, le descrivero' brevemente in ordine di importanza
secondo il mio modesto parere, a volte spostandomi anche un pochino dai canoni classici.

Regola n° 1

E' FONDAMENTALE che chi osserva un' immagine, nel nostro caso una fotografia, riesca ad individuare a colpo d'occhio il soggetto, cioe' il cervello deve essere in grado di analizzare e indirizzare in pochi secondi lo sguardo verso il punto strategico della scena che ha di fronte, obbligando lo sguardo stesso a dirigersi subito verso tale punto, e a restare su di esso per il tempo necessario alla visione considerando il resto della scena come un complemento, usa sorta di visione periferica, che il cervello registra ma non considera importante quanto il soggetto principale.
Se un'immagine non ha un soggetto predominante, lo sguardo di chi la osserva vaghera' a vuoto per cercarlo, poi dopo  pochi secondi  mandera' un segnale al cervello, che con tutte le cose che ha da fare non ha tempo da perdere, dicendogli di abbandonare la visione e dedicarsi ad altro.
Quindi al momento dello scatto dobbiamo avere ben chiaro in mente cosa ci ha colpito nella scena che abbiamo di fronte, dobbiamo chiederci poi se puo' interessare allo stesso modo altri osservatori, e solo successivamente tramite la tecnica, trovare il modo di rendere tale sensazione in un'immagine bidimensionale come quella di una fotografia.
Allenatevi ad osservare immagini famose, che siano fotografie oppure pitture ha poca importanza, dopo poco tempo sarete in grado di ricoscere in loro il soggetto principale e a capire perché il vostro sguardo si e' fermato proprio li.

Regola n°2

RIPULITE  LA  SCENA, cioe' togliete tutto quello che non serve e che quindi diventa elemento di disturbo e di distrazione, analizzate bene quello che appare nel mirino della vostra fotocamera e cercate di escludere dall'inquadratura gli elementi inutili sullo sfondo, o davanti al soggetto, o che sbucano da un lato solo con lo scopo di rovinare il vostro lavoro.
E' vero che con la moderna tecnologia ed un programma di fotoritocco tante cose si possono migliorare dopo, ma e' sempre meglio partire con il piede giusto pensando che lo scatto che state per fare e' l'unico della giornata e non e' modificabile.
Tante volte ci accorgiamo guardando una nostra foto a monitor o stampata, di un particolare che prima ci era sfuggito in fase di ripresa, questo perché presi dalla scena e dalla smania non abbiamo posto abbastanza attenzione a tutti i particolari inquadrati, mentre bastava spostarsi di pochi centimetri per escludere dall'inquadratura l'elemento di disturbo.

Regola n°3

 LA SCELTA DEL FORMATO in fase di ripresa ovviamente dipende dal tipo di fotocamera usata e dal suo sensore, e qui abbiamo poche possibilita' di intervento, se il nostro sensore o pellicola hanno formato rettangolare, la scena inquadrata sara' registrata con lo stesso formato, possiamo solo scegliere se darle uno sviluppo orizzontale o verticale.
La scelta e' soggettiva ma non deve essere casuale, ci sono soggetti che si prestano meglio ad inquadrature orizzontali e altri ad inquadrature verticali, a volte e' anche difficile fare una scelta perché il risultato e' interessante in entrambi i casi ma va comunque fatta.
Non proponete mai contemporaneamente la visione dello stesso soggetto ripreso con due inquadrature diverse, sceglietene una e basta, l'altra archiviatela e magari tornera' utile a distanza di un po' di tempo.
Per mio gusto personale preferisco di solito il formato orizzontale per i soggetti a più largo respiro, tipo ampi paesaggi ripresi da lontano, mentre uso il formato verticale quando voglio mettere in risalto un soggetto ben definito, cercando di isolarlo da tutto il resto.
Questo e' valido solo in linea di massima poi le eccezioni sono tante, in ogni caso il formato rettangolare tende a restituire un senso di dinamicita' all'immagine, proprio per la sua natura asimmetrica che ci porta a collocare il soggetto principale in una delle zone auree che sono, dividendo il rettangolo in tre parti orizzontali e in tre parti verticali, i punti di intersezione di tali linee.
E' la famosa e conosciuta da secoli REGOLA DEI TERZI, valida sia in fotografia sia in pittura.




I punti rossi sono quelli dove l'occhio umano  si aspetta di trovare il soggetto principale, proprio  come ascoltando un brano musicale dopo un accordo ci si aspetta di trovare il successivo, secondo la logica dettata dalle regole dell'armonia alle quali il nostro orecchio e' abituato.
Quindi, come regola generale, se nella scena inquadrata c'e' un soggetto da evidenziare, ponetelo in uno dei quattro punti di intersezione, se si tratta invece di un paesaggio collocate l'orizzonte lungo una delle due linee orizzontali dando quindi una maggioranza al cielo o alla terra.


                                                         Finestrina in zona aurea




                                      Orizzonte che taglia circa ad un terzo il fotogramma

Ovviamente non e' categoricamente proibito collocare il soggetto al centro, cosi come la linea dell'orizzonte puo' anche dividere esattamente a meta' il cielo e la terra, l'importante e' essere consapevoli che cosi facendo daremo all'immagine un senso di stabilita' e di immobilità , che con certi soggetti puo anche essere la giusta rappresentazione.
Questo avviene normalmente usando il formato quadrato, che si presta molto bene appunto per la sua caratteristica di perfetta simmetria, a donare al soggetto quella caratteristica sensazione di calma e staticità, specialmente posizionando il soggetto al centro.



  Orizzonte che separa in due parti uguali il cielo dalla terra, e il sole esattamente centrale nel       fotogramma quadrato.
Il massimo della sensazione di stabilita' e immobilità' .




Regola n° 4

Qualche decina di anni fa andava di moda mettere in evidenza il soggetto, spesso una figura umana inserita in un contesto ambientale, facendogli indossare un abito, un ombrellino o un altro particolare di colore molto acceso, generalmente rosso o giallo, per attirare su di esso ancora più attenzione.
Poi c'e' stato un abuso di tale tecnica che e' diventata noiosa e troppo vista, pero' il principio rimane valido, in quanto un soggetto di colore caldo come appunto il rosso, il giallo o l'arancio, attira di più lo sguardo su di esso rispetto ad uno con tonalita' neutra o fredda.
Questo si evidenzia ulteriormente se il soggetto e' posto su uno sfondo neutro o di colore complementare, infatti un soggetto rosso su sfondo verde appare ancora più rosso, così  come uno giallo su sfondo blu appare ancora più giallo.



Il risultato estetico ottimale secondo me, si ottiene quando il soggetto colorato, posto in una delle zone auree, e' bilanciato dalla parte opposta, da un richiamo di tonalita' simile al soggetto ma molto meno invadente, per non distrarre  dal soggetto principale e  rendere invece l'immagine meno squilibrata.



mercoledì 12 febbraio 2014

CORSO DI FOTOGRAFIA GRATIS- FOTOGRAFARE GLI ANIMALI


  " Se vuoi catturare un topo devi ragionare come un topo".

Diceva più o meno questo nel film  "un topolino sotto sfratto" il cacciatore professionista di topi incaricato di liberare una vecchia casa dall' indesiderato inquilino.
E' una metafora per dire che nella fotografia di animali selvatici nel loro ambiente naturale, e' necessario conoscere a fondo le loro abitudini e il loro modo di vivere, e imitarle alla perfezione calandosi nel loro ambiente e nella loro vita quotidiana.
Bisogna comportarsi come i cacciatori che studiano la loro preda, essi sanno dove e a che ora si ferma per bere o per riposare, in quale tana o nido ha deciso di riprodursi ecc.
La differenza e' che invece delle cartucce si sparano scatti fotografici ma il concetto e' lo stesso, chi vuole avvicinare animali selvatici nel loro ambiente naturale deve muoversi come loro, stessi orari, stesso modo silenzioso di muoversi, molte precauzioni da prendere per non far notare la propria presenza, usando abiti con colori di tonalita' neutra, muovendosi sotto vento, non usando profumi e scordarsi la sigaretta, che oltre che pericolosa per il bosco, puo' anche rivelare la nostra presenza al fiuto finissimo di un animale.

                                 Cucciolo di volpe al risveglio Parco dell'Uccellina Grosseto

Sono partito dal caso più estremo per quanto riguarda la fotografia naturalistica di animali, quella che riguarda la ripresa di soggetti selvatici nel loro ambiente selvatico, dove sono necessari lunghi spostamenti e pedinamenti, spesso seguendo le orme e le tracce da loro lasciate, e anche lunghi appostamenti anche notturni da soli, al riparo di un piccolo capanno o di un telo mimetico.
Certo oggi abbiamo anche la tecnologia che ci aiuta, possiamo infatti creare una gabbia di fotocellule che fanno scattare la fotocamera al passaggio dell'animale magari all'ingresso della sua tana, ma prima dobbiamo comunque sapere qual è il sentiero preferito e qual'e' la tana, altrimenti dove piazziamo la nostra trappola elettronica?
E' necessaria  quindi una lunga fase di studio preliminare e numerose prove di appostamento prima di vedere nel nostro mirino la preda, tranne nei rari casi di incontri fortuiti che ci troveranno in ogni caso probabilmente impreparati per l'evenienza.
Un' uscita del genere e' molto faticosa per il disagio duvuto agli spostamenti in ambienti non proprio comodissimi, alle condizioni climatiche e anche al peso dell'attrezzatura, dovendo spesso operare a distanze notevoli dal soggetto, e rendendosi necessario quindi l'utilizzo di lunghi teleobiettivi dal peso considerevole, cosi come il loro costo.
 Diciamo che chi si dedica a questi soggetti non lo fa solo per passione ma anche come professione, per documentare attraverso  riviste del settore ( ora abbiamo anche la possibilita' di realizzare filmati Full HD, grazie alle moderne fotocamere che hanno questa funzione), il lavoro svolto e cercando anche di trarne un certo ritorno economico.
Per ottenere buone foto di animali pero' non e' sempre indispensabile dormire nel bosco, ci sono tanti luoghi dove la fauna e' abbondante e molto piu' facilmente avvicinabile, mi riferisco ad esempio per chi ne ha la possibilità, ai tanti safari fotografici africani, o ai più abbordabili viaggi nei grandi parchi naturali europei.
Ovviamente non troveremo specie rarissime ma sara' sempre una bella soddisfazione trovarsi vicino ad animali ugualmente selvatici.
Tanti altri si dedicano alla fotografia di volatili in appostamento, cioe' stando nascosti dentro ad un capanno o coperti da un telo mimetico, nei pressi normalmente di zone palustri che attirano gli animali per l'acqua e per il cibo abbondante, e comodamente seduti inquadrano attraverso le fessure del capanno il volatile di turno tramite potenti teleobiettivi di focale lunghissima, normalmente 600mm, spesso anche con moltiplicatore 1,4 X, dotati di autofocus e montati su robustissimi cavalletti altrimenti difficilmente trasportabili nella foto di azione.


Una combinazione estrema con Canon 7D unita a telescopio con focale 1300 mm, il soggetto era a circa 100 metri di distanza.
Nonostante tutto l'immagine risultante e' correttamente composta ed esposta e di nitidezza accettabile.

Non rinunciate a priori neanche ad una gita allo zoo, anche se eticamente molto discutibile trattandosi di animali in cattività , possiamo ottenere dei buoni primi piani di animali con una attrezzatura molto semplice e facilmente trasportabile.


                                                Cucciolo di rapace nato in cattività 


                                     Un altro semplice scatto catturato in un parco cittadino

Per concludere non escludetevi la possibilita' di fotografare gli animali domestici, non parlo di canarini in gabbia o polli in batteria, ma con i nostri amici a quattro zampe più comuni, cani e gatti, possiamo realizzare oltre alle nostre foto ricordo, anche un qualcosa di più artistico da trasformare anche in business, attrezzando un locale a sala di posa per realizzare foto da inserire magari in calendari, riviste specializzate ecc, o anche per la semplice gioia del proprietario dell'animale felice di pagare qualche euro per avere un ricordo del suo amico del cuore che si stacca dalla consueta banalità'.


La tecnica e l'attrezzatura sono quelle del ritratto ai bambini, servono più che altro buon gusto, prontezza di riflessi e pazienza ma in questi tempi di crisi puo' essere un settore interessante a cui dedicarsi.


martedì 11 febbraio 2014

CORSO DI FOTOGRAFIA GRATIS - LA MACROFOTOGRAFIA

In questo post parleremo a grandi linee di macrofotografia naturalistica, tralasciando volutamente quella che ha come soggetto tutto quello che non e' stato creato dalla natura ma dall'uomo, non per snobbismo  ma perché secondo me la fotografia di oggetti creati dall'uomo, tipo gioielli, orologi e manufatti in genere, riguarda più lo still life o la foto pubblicitaria.
Tutto cio' che invece esiste sulla terra senza l'intervento umano, fotografato da vicino, rientra sempre secondo me, nel mondo della macrofotografia naturalistica.
I soggetti più rappresentati in macrofotografia appartengono al microcosmo del regno animale, normalmente si tratta di insetti e piccole creature, o al regno vegetale per quanto riguarda principalmente i fiori e i loro dettagli, più raramente volgiamo l'interesse verso il regno minerale, visto più come un settore scientifico specifico.
La prima distinzione da fare riguarda la differenza fra la fotografia a distanza ravvicinata e la vera macrofotografia, in questo post non tratteremo di microfotografia essendo un settore estremo ancora più specialistico.
                          Esempio di fotografia ravvicinata scattata a circa 30 cm dal soggetto.





                                         Un altro esempio sempre alla stessa distanza

Dobbiamo prima di tutto capire il concetto di fattore di ingrandimento:
prendendo come esempio il formato 24x36mm della pellicola o del sensore full frame, fotografare un soggetto con rapporto di ingrandimento 1:1 vuol dire avere riprodotto sul sensore il nostro soggetto nelle sue dimensioni reali, ad esempio se stiamo fotografando una coccinella lunga 1 cm, avra' le stesse dimensioni anche sul sensore.
Per semplificare il concetto:

1:10 il soggetto e' riprodotto con dimensioni 10 volte più piccole del reale
1:1   il soggetto e' riprodotto con dimensioni reali
10:1 il soggetto e' riprodotto con dimensioni 10 volte più grandi del reale.


                           In questo caso siamo molto più vicini a questi piccolissimi funghetti


                                                Così come in questo altro esempio

Normalmente quando il soggetto e' riprodotto con dimensioni più piccole del reale, da circa 1:10 a 1:2, cioe' fino alla meta' delle sue dimensioni reali, si parla fotografia a distanza ravvicinata come nel caso di fiori e insetti ambientati.
Si parla di vera macrofotografia nei rapporti che vanno all'incirca fra 1:2 e 2:1, cioe' dalla meta' al doppio delle dimensioni reali.
 Per ingrandimenti superiori si parla di macrofotografia spinta fino ad arrivare alla microfotografia per la quale serve il microscopio.
Fino a che ci si limita alla fotografia ravvicinata e' sufficiente un' attrezzatura molto limitata, spesso basta una buona fotocamera anche non reflex tipo i modelli bridge ( vedi post ), e un obiettivo che consenta una messa a fuoco sotto il mezzo metro di distanza, in molti casi non e' neppure indispensabile il cavalletto.
Volendo fotografare il soggetto più  da vicino ma siamo ormai alla distanza minima concessa dal nostro obiettivo, abbiamo due alternative: la prima e' montare una lente addizionale davanti all'obiettivo, che non e' altro che una lente con fattore di ingrandimento variabile a  seconda  delle diottrie, che ingrandisce appunto il soggetto pur perdendo un po' di qualita' ai bordi immagine, in compenso non perdiamo niente in luminosita'.
La seconda alternativa e' montare uno o più tubi di prolunga fra il corpo macchina e l'obiettivo, ovviamente parliamo di reflex, che ci permette di mettere a fuoco molto più da vicino, come controindicazioni abbiamo la perdita della messa a fuoco all'infinito ma in macrofotografia non serve, e la perdita di luminosita' dell' obiettivo, anche di parecchi stop, che ci obbliga a tempi di scatto più lunghi da dover  utilizzare il cavalletto, o ad aprire al massimo il diaframma  con conseguente ridottissima profondita' di campo, oppure all'utilizzo del flash.
Per fare la vera macrofotografia senza stressarci troppo la cosa migliore e' acquistare un vero obiettivo macro in grado di raggiungere senza utilizzare accessori il rapporto 1:1.


   Uno scatto ad un Ceriantus nel mio acquario, l'animale mi ha fatto compagnia  per quasi 10 anni.

Ovviamente e' anche la spesa più costosa, si va da qualche centinaio di euro fino agli oltre mille, dipende dal budget a disposizione.
Quelli più economici hanno una lunghezza focale intorno ai 50 mm sono abbastanza luminosi ma costringono ad avvicinarsi molto al soggetto fino a sfiorarlo con la lente anteriore, il che non e' un problema fotografando un fiore ma lo e' senz'altro se siamo davanti ad una libellula che non si fara' avvicinare tanto facilmente.
Quindi io consiglio di orientarsi almeno su focali di 100 mm o meglio ancora di 180/200 mm, che sono si più costose e pesanti ma ci consentono di stare ad una certa distanza dal soggetto disturbandolo meno.
Un interessante compromesso che al momento e' quello che uso anch'io, e' una focale da 100mm luminoso come il mio Canon f 2,8 macro stabilizzato accoppiato in caso di necessita' ad un moltiplicatore di focale 1,4 x, che trasforma l'obiettivo in un 140 mm di focale, con la perdita di 1 solo stop diventando in pratica un  f.4.



   In questo caso siamo nel campo della vera macrofotografia, eseguita con l'attrezzatura sopra descritta


Tecnicamente parlando la macrofotografia e' secondo me il settore più difficile, per specializzarsi occorre veramente passione, e tanti ci provano, poi mollano, poi ci riprovano ogni tanto.
In essa sono concentrate tutte le difficolta' che un fotografo puo' trovare, occorre infatti una discreta attrezzatura, un' ottima tecnica, velocita' di esecuzione e tanta, tanta esperienza e pazienza.
Lavorando con soggetti tanto piccoli e vicini, la difficolta' principale e' quella della messa a fuoco e della profondita' di campo che e' veramente ridottissima, a volte si tratta di frazioni di millimetro, in pratica in un primo piano ad una mosca possiamo avere a fuoco un occhio e sfuocato l'altro.
Dobbiamo quindi usare diaframmi molto chiusi per avere una profondita' di campo accettabile, e per far questo come ormai penso sia chiaro a tutti i lettori, dobbiamo usare tempi di scatto più lenti, il che vuol dire cavalletto obbligatorio con tutte le difficolta' per posizionarlo e usarlo a ridosso del soggetto, oppure aumentare la sensibilita' ISO andando contro la regola che dice che in macrofotografia e' essenziale la massima nitidezza e il massimo dettaglio.
E' per questo che serve una grande esperienza, per trovare di volta in volta il giusto compromesso, tenendo anche conto che le difficolta' non finiscono qui.
Infatti scordatevi di usare l'autofocus, anzi spesso e' utile la funzione live wiev per una messa a fuoco di precisione ingrandita, cosi come e' praticamente inservibile l'eventuale stabilizzatore d'immagine, dovrete poi combattere molto spesso con il vento e i movimenti del soggetto, e studiare l'inquadratura cercando un sfondo che metta in risalto il soggetto, che non ha spesso nessuna voglia di collaborare e stare in posa per noi, e che si concede magari solo nelle fresche mattine obbligandoci a levatacce all'alba.


                                Le alzatacce anche con la cattiva stagione sono indispensabili.

Qualcuno di questi problemi li risolve l'uso del flash ma a parte il risultato estetico ottenibile che non a tutti piace me compreso, spesso il piccolo flash incorporato e' inservibile perché troppo a ridosso dell'obiettivo che fa ombra, va un po' meglio se usiamo un flash separato montato sulla slitta superiore ma anche in questo caso la luce e' molto dura e diretta, direi irreale.
Possiamo montare il flash su una staffa esterna per avere una luce laterale, va meglio ancora se i flash sono due, uno per lato, l'ingombro pero' in questo caso e' notevole.
Esistono dei kit appositi formati da una coppia di minuscoli flash con intensita' regolabile separatamente, il costo pero' non e' per tutte le tasche, oppure ci sono i flash anulari, a lampada o a led, da avvitare davanti all'obiettivo e che forniscono una luce uniforme avvolgente, quindi piatta e senza ombre, anche in questo caso irreale.
Spero di non avere scoraggiato nessuno ma di aver fornito invece una panoramica sintetica ma completa su tutte le problematiche che per forza di cose si trovera' davanti chi vorra' provare o specializzarsi in questo difficile settore.
Vi consiglio di navigare in rete alla ricerca dei tanti siti o forum che trattano l'argomento per documentarvi il più possibile come ad esempio il bellissimo 
http://www.fotoemozioni.it
che tratta tutti gli argomenti di fotografia naturalistica  compresa la macro.





lunedì 10 febbraio 2014

CORSO DI FOTOGRAFIA GRATIS - IL PAESAGGIO

Alcuni semplici consigli per chi si vuol dedicare alla foto di paesaggio.
Puo' sembrare uno dei soggetti più facili a cui dedicarsi, indubbiamente e' uno dei più sfruttati da viaggiatori e principianti, per i primi e' quasi un obbligo, spesso anche per giustificare per immagini l'ultimo costoso viaggio, per i secondi trattandosi di un soggetto immobile, con illuminazione normalmente facilmente controllabile, e' un soggetto che si presta bene pur non avendo grande dimestichezza con la propria, come necessario invece con  soggetti più dinamici.
Bisogna pero' seguire ugualmente le regole basilari della fotografia.
Dobbiamo per prima cosa individuare il vero soggetto che ci interessa evidenziare,  cioe' capire cosa  attira la nostra attenzione all'interno della scena, per poi trasmettere la stessa sensazione a chi osservera' in seguito il nostro lavoro.



Il soggetto puo' essere un primo piano, come ad esempio un albero o uno scoglio, puo' essere  anche un maestoso cielo nuvoloso o il mare in tempesta, l'importante e' capire cosa ci emoziona, se non c'e' niente che a noi sembra particolarmente attraente, e' inutile sperare che possa interessare il malcapitato che si trovera' davanti alla nostra foto.



Se abbiamo trovato un soggetto interessante dobbiamo fare in modo di renderlo tale anche agli altri.
Per prima cosa consiglio di scegliere il taglio da dare alla foto, verticale o orizzontale ( piu' raramente quadrato, anche se a me piace molto per rendere la  sensazione di statiticita' di alcuni soggetti).
Possiamo scattare in entrambe le versioni ma mi raccomando, fate vedere solo quella che per voi e' la migliore, due foto uguali cambiando solo il taglio, sono una cosa noiosa e trasmettono a chi osserva la vostra insicurezza nella scelta.
Scegliete quindi la lunghezza focale del vostro obiettivo zoom, anche se io preferisco usare quando e' possibile le focali fisse, e prendetevi il tempo necessario per fare un' accurata misurazione esposimetrica della luce come descritto nel post specifico, impostando il valore ISO più basso possibile e un diaframma chiuso ma non al massimo , meglio 1 o 2 STOP in meno per avere la massima resa qualitativa, il tempo di scatto conseguente non e' di fondamentale importanza perché si presuppone l'uso del  cavalletto.
Per il fotografo di paesaggio non deve essere un sacrificio alzarsi all'alba o trattenersi sul posto fino al crepuscolo, perché  proprio in questi orari abbiamo la luce migliore, sia come colore sia come taglio radente, in grado di mettere in risalto la plasticità di una scena altrimenti piatta, come nel caso della luce piena e dura di mezzogiorno.



Cercate di evitare i cieli biancastri e slavati, meglio escluderli quasi completamente dall'inquadratura, oppure usate un filtro digradante per scurire la parte superiore del fotogramma, anche se io sono di solito contrario all'uso dei filtri perché anche se di ottima qualità' sono sempre un corpo estraneo in uno schema ottico ben preciso, formando sempre uno spazio vetro-aria che in qualche modo influisce sulla qualità finale.
 Secondo me non e' nemmeno conveniente tenere sempre montato, come fanno in tanti, il filtro UV a protezione della lente frontale, meglio tenere montato un robusto paraluce.
E' consentito l'uso del filtro polarizzatore in casi particolari ma solo se di ottima qualità.
Come regola dovreste dimenticarvi di avere in tasca dieci rullini di diapositive, o la scheda di memoria dalla capienza infinita, dovete invece studiare la scena che avete davanti e concentrarvi su di essa come se quella che state per scattare e' l'unica foto della giornata.



Quindi, fotocamera sul cavalletto, inquadratura precisa controllando che l'eventuale linea di orizzonte non sia inclinata da una parte, attenzione che non entrino nell'inquadratura soggetti di disturbo che a prima vista non sono stati notati, soprattutto vicino ai bordi, paraluce montato e se la fotocamera lo permette, usate la funzione di sollevamento specchio e usate uno scatto a distanza, o almeno l'autoscatto impostato su 2 secondi per non toccare la fotocamera al momento dello scatto, perché la foto di paesaggio, e naturalistica in generale, richiede sempre la massima nitidezza possibile.